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"La marcia per i diritti dei disabili è un momento che mi emoziona tantissimo, le mamme sono lì con i loro bambini e camminano a testa alta, ci mettono la faccia, mostrano la loro dignità davanti alla comunità che le ha escluse ed emarginate" (Bruna Sironi, volontaria in loco di Cittadinanza).
A Kibera, nella baraccopoli di Nairobi, le mamme che hanno bambini con problematiche e disabilità si trovano improvvisamente lasciate a sé stesse, spesso con altri bambini a carico, senza alcuna fonte di reddito, abbandonate dal compagno, dalla loro famiglia e dall’intera comunità.
Ma perché? Tra le baracche di Nairobi, dove si lotta per la sopravvivenza, non è facile capire perché un bambino nasca con problematiche o sviluppi in seguito una disabilità, perché si comporti in modo così insolito o strano. Molte delle persone vivono in una situazione di grande povertà, senza avere accesso alle risorse fondamentali nè tantomeno alle informazioniper comprendere che esistono cause scientifiche. Allora la superstizione prende il sopravvento.
“Una poco di buono, che sicuramente ha fatto qualcosa di sbagliato”, questo è quello che si dice. La diventa madre unica colpevole di quello che le è capitato e suo figlio “una punizione divina per qualche errore commesso”. Entrambi maledetti, contagiosi, da evitare.
"A testa alta per le strade di Kibera" è una campagna in favore delle mamme dei bimbi con disabilità della baraccopoli di Nairobi. Perchè attraverso il supporto psicologico, il percorso di accompagnamento e il lavoro sulla comunità possano riprendersi i propri diritti e la propria dignità di fronte alla comunità.
La testimonianza di Mama Naj
“Non so da dove cominciare. Al centro mi chiamano Mama Naj o Mama Sara, a seconda di come capita, visto che sono mamma sia di Naja, che di Sarah, le mie due gemelle. Cosa posso dire? Amo le mie bambine. Le amo anche quando vado a prenderle a Paolo’s Home e Naja mi corre incontro, ma poi inizia a colpirmi e a mordermi. Al centro ho capito che dipende dalla sua condizione. Mi hanno spiegato che ha un ritardo e un problema che si chiama autismo e quando lo staff ci ha accompagnato a una visita ci hanno anche detto che è sorda. Spesso la devo bloccare perchè rischia di farsi del male, cerca gli angoli delle stanze come a volersi rintanare ma poi spesso inizia a colpire il muro con la testa. Allora corro e la blocco.Sarah è diversa, lei quando arrivo non mi guarda e continua a giocare. Anche questo mi fa soffrire. Altre volte invece si agita molto. Anche lei ha l’autismo e un disturbo delle emozioni. Non so come farei senza Paolo’s Home. Quando son arrivata, mi son sentita accolta come non mi sentivo da tanto tempo. Ho deciso di lasciare mio marito, perché era violento e abusava di me. Mio marito dice che le gemelle non son le sue, perché son più chiare rispetto a lui e son disabili. I disabili non son ben visti qui. La mattina vado a casa di mio marito per preparare le gemelle e gli altri bambini e loro le porto al centro, poi torno la sera per preparare la cena e metterli a dormire. Paolo’s Home mi aiuta molto. Quando son arrivata, mi son sentita accolta e accettata. Le bambine sono seguite e i colloqui con Marion (la counselor) mi fanno bene, mi fanno sentire più forte. Ho conosciuto altre mamme come me, con cui ci aiutiamo a vicenda e ora mi sento molto meno sola. So più cose sulla disabilità e su come gestire le bambine. La maestra Carole dice che forse tra un po’ possiam trovare una scuola che le accolga. Speriamo.
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“Se vuoi educare un uomo, educa un bambino. Se vuoi educare un villaggio, educa una donna”, cita un proverbio africano.
Aiutare una madre come Mama Naj non significa solo aprire nuovi orizzonti nella sua vita e nella vita del suo bimbo o della sua bimba con disabilità. Significa aiutare la comunità intera a comprendere che i bambini con disabilità hanno diritti al pari degli altri e che la disabilità può avere molte cause, per le quali né le madri, né tantomeno i bambini vanno colpevolizzati.
Significa costruire un futuro che veda le madri e i loro piccoli valorizzati, consapevoli e finalmente parte di una comunità che li accolga e non li lasci indietro.
I fondi raccolti andranno a sostenere e completare, per l'intero anno 2021:
-il percorso di supporto psicologico al centro e a domicilio, fondamentale per accompagnare ogni madre fuori dall’abisso del senso di colpa generato dal pregiudizio e dall’emarginazione.
-il programma di mentor mothers che offre la possibilità ad ogni madre del centro Paolo’s Home di essere coinvolta a rotazione nel programma di pulizie e preparazione dei pasti al centro diurno. Questo permette alle madri di avere una piccola fonte di reddito senza generare dipendenza e consentendogli di partecipare pienamente alla vita del centro e al percorso dei loro figli
-il lavoro fondamentale e costante di informazione, formazione e sensibilizzazione sulla comunità circostante, affinchè le persone possano finalmente considerare madri e bambini parte della comunità, fuori da ogni emarginazione e isolamento (attraverso incontri, sensibilizzazione porta a porta, programmi radio, materiale informativo e divulgativo, marcia del 3 dicembre)