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L’Atletico San Lorenzo è una polisportiva popolare nata ormai quattro anni fa nell’omonimo quartiere di Roma, che fin dall’inizio della sua storia ha fatto dell’accessibilità allo sport per tutt* un pilastro del proprio modo di pensare ed agire, rifiutando la logica di chi vede lo sport come strumento per trarre profitto. L’azionariato popolare e l’autofinanziamento attraverso eventi culturali, momenti di svago e socialità, sono stati i modi con i quali abbiamo finanziato gli impegni sportivi che abbiamo sostenuto in questi anni. La crescita della nostra esperienza è evidente, e sostenuta oltre che dall’impressionante aumento degli atleti e delle atlete che desiderano entrare nelle nostre squadre e partecipare alle nostre attività, anche dai risultati sportivi conseguiti nelle rispettive categorie, dimostrando che un altro modello di sport non solo sia possibile ma sia anche vincente.
Questo successo ci ha portato a decidere, per la stagione 2016/17, di testare la solidità del nostro progetto iscrivendo, per la prima volta nella sia pur breve storia dello sport popolare in Italia, tutte le nostre squadre ai campionati federali di categoria (calcio maschile, calcio femminile, basket maschile, basket femminile) con tutte le sfide che questa scelta ha comportato in termini di impegno di risorse umane ed economiche. Dall’altro lato, non meno importanti sono stati i progressi che abbiamo registrato nel campo dello sport giovanile, dove siamo riusciti ad aggregare circa 80 bambini di diverse fasce d’età, ma soprattutto di diversa estrazione sociale ed economica, garantendo gli allenamenti settimanali e la partecipazione ai campionati provinciali a titolo praticamente gratuito, in netto contrasto con le politiche diffuse di accessibilità allo sport per i giovani praticate dalla maggior parte delle altre società sportive.
I risultati ai quali siamo giunti e gli obiettivi che ci prefissiamo di raggiungere ci pongono però ora di fronte ad un’importante sfida, ovvero la sostenibilità del progetto dal punto di vista economico. I costi per la gestione di questa struttura complessa sono, infatti, ovviamente lievitati, soprattutto a causa di due ordine di fattori, che tra l’altro sono parte fondante della nostra critica al modello di sport predominante. In primo luogo le spese di iscrizione dovute alle federazioni di calcio e basket per un totale di circa € 9.000, ma soprattutto gli elevatissimi costi di accesso agli spazi per lo sport, che presuppongono un spesa di circa € 12.000 per il solo affitto dei campi di allenamento e di gioco. Ci troviamo di fronte, quindi, considerati gli ulteriori costi di gestione, a dover muovere un budget annuale di € 25.000 per portare avanti tutte le nostre attività.
Questa situazione porta in primo luogo ad un ragionamento, tra l’altro già iniziato sia a livello cittadino che nazionale, su quanto le speculazioni dei privati da una parte ed il mancato investimento del pubblico dall’altra siano di fatto un limite alle esperienze di sport popolare e/o accessibili a tutti. Il modello di sport predominante, infatti, attraverso i meccanismi di selezione economica, tende di fatto a premiare le società che fanno dello sport un mezzo per fare profitto, promuovendo tra l’altro un modello di sport ipercompetitivo e patologicamente dannoso, relegando invece alla marginalità le esperienze come la nostra che, prive di capitale privato per sostenersi, provano ad essere promotrici di modello di sport alternativo e dal basso. Dall’altro lato, gli impegni e le ansie derivanti dalla necessità di raggiungere il “pareggio di bilancio” ci assorbono così tante energie che invece potremmo dedicare alla funzione sociale e culturale del nostro progetto, ai temi dell’accessibilità allo sport, alle iniziative che promuovono l’integrazione, il rispetto delle differenze, la solidarietà e tutti quei valori che con orgoglio abbiamo sempre sostenuto fin dal principio.
In altri termini la questione che oggi ci poniamo è la seguente:
Come può una polisportiva che vuole mantenere integri i propri valori sullo sport popolare riuscire a sopravvivere in una società che vede lo sport come mezzo per fare soldi?
Come non far ricadere sulle famiglie dei nostri bambini, sulle atlete e gli atleti impegnati nell’attività sportiva tutti questi costi?
Come non affidare esclusivamente la sostenibilità del progetto al sostegno economico dei tanti soci sostenitori e all’incessante impegno di coloro che si dedicano alla realizzazione delle attività?
La risposta che ci siamo dati, in primissima istanza, è quella di dover necessariamente allargare la base sociale del nostro progetto, tendere al sostegno diffuso e al contributo da parte di tutti per continuare a scrivere questa bellissima storia, per essere veramente “lo sport figlio del popolo”.
E’ per questo motivo che lanciamo la campagna di crowdfunding “le quote popolari so mejo dei milioni” per raggiungere l'importo di € 8.000 utile a sostenere i costi per terminare la stagione sportiva 2016/2017.