The story

Il progetto si propone di contribuire ad aiutare la popolazione indigena Fulni-ô (che in portoghese significa “popolo della riva del fiume”) di Águas Belas (Brasile) nella realizzazione del loro piccolo grande sogno: costruire una casa di preghiera, nominata CASA DO TOWE, in onore di Mauro Villone Towe, grande sostenitore delle cause locali in Brasile, recentemente scomparso lasciando un vuoto incolmabile non solo nelle popolazioni indigene ma in tutte le persone che seguivano Mauro come una guida nell’evoluzione verso una consapevolezza indipendente da qualsiasi gabbia sociale o spirituale.

Mauro era cofondatore, insieme alla sua compagna Lidia Urani Sangeetha, della ONG PARA TI (http://www.parationg.org ), operante in Brasile per aiutare i bambini delle favelas a raggiungere un futuro migliore, con progetti di educazione e sostegno a 360 gradi. L’associazione sostiene largamente anche le popolazioni e le culture locali, in particolare gli indigeni dell’Amazzonia e del Pernambuco, con i quali Mauro aveva raggiunto una tale sinergia da essersi conquistato la gratitudine per il suo instancabile operato.

Da qui nasce l’idea di Xumaya Xya, indios Fulni-ô, di costruire una casa di preghiera in suo onore, un tempio sacro dedicato ai rituali per la tribù locale e per gli ospiti che verranno accolti e a cui passare il messaggio di amore incondizionato per il prossimo e per la natura che Mauro ha sempre cercato di trasmettere, creando un ponte fra le culture indigene locali e il mondo occidentale, con cui comunicava attraverso la stampa (in particolare scrivendo su ilfattoquotidiano.it: https://www.ilfattoquotidiano.it/blog/mvillone/page/2/ ), il suo blog personale (https://unaltrosguardo.wordpress.com ) e i social.

Lo scopo del progetto è mantenere questa energia sacra sempre accesa: i contribuiti serviranno per l’acquisto dei materiali e per il pagamento della manodopera necessaria alla realizzazione del tempio. I fondi saranno utili per costruire, oltre alla struttura principale, anche un bagno e uno spazio dedicato all’accoglienza delle persone che desiderano andare a fare delle immersioni spirituali insieme agli indios, così da rendere progetto indipendente e sostenibile nel tempo.

Queste le parole di Xumaya Xya: “Sono molto felice che sto facendo di tutto per mantenere vivo il ricordo di mio fratello che oggi è al fianco del padre creatore. So che dov'è prega per noi e, come forma di gratitudine, mettiamo il suo memoriale in una casa di preghiera al nostro grande guerriero Towe”.

Questo video mostra la Danza del Guerriero dell’etnia Fulni-ô: https://www.youtube.com/watch?v=mCMRnGTStIw

Per approfondire la figura di Mauro, citiamo un articolo della giornalista Paola Maola, tratto da Ilfattoquotidiano.it: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/30/mauro-villone-morto-lo-scrittore-e-cooperante-si-era-trasferito-in-brasile-lavorava-nelle-favelas-e-con-gli-indigeni-dellamazzonia/6645138/?fbclid=IwAR03pUtbjb8LPoAMk5U_ES1xN0UK_kx-y7ol5kci-X6J2cJNwSFsgrICt7M :

Mauro Villone, giornalista, cooperante e blogger de ilfattoquotidiano.it, morto improvvisamente all’età di 64 anni, aveva delle idee molto chiare su certe storture della società occidentale, lui che – dopo aver scritto per diverse testate in Italia – aveva deciso di trasferirsi in Brasile per lavorare in una ong che aiutasse i bambini e i bisognosi nelle favelas.

Ci era riuscito: con Para Ti – questo il nome della ong che dirigeva – aveva promosso iniziative e attività educative, di ricerca sociale e culturali, aveva fatto crowdfunding, promosso una forma sostenibile e “spirituale” di turismo, di cui aveva parlato anche sul blog. Qualche anno fa, ad esempio, i volontari di Para Ti avevano ridipinto insieme ai bambini le case delle favelas di Rio de Janeiro, Villone aveva spiegato quanto questo fosse un gesto rivoluzionario: “L’obiettivo è quello di dare colore, condivisione, entusiasmo, sostegno e fiducia a comunità che hanno estremo bisogno di sostegno soprattutto sul piano umano”.

Conosceva molto bene anche le popolazioni indigene con cui era entrato in contatto: “La loro concezione del mondo – spiega– è molto diversa dalla nostra: quando li ascoltiamo, ci lasciamo trasportare dal loro flusso; sono spesso giovani per età ma hanno anime molto antiche. La loro visione cerimoniale e sacra della vita ci ha enormemente coinvolto. Passare degli anni con queste persone mi ha rivoltato il cuore, facendomi guarire da tante cose. Tutte le vicende che succedono in Occidente – spiegava – le guardo con leggerezza”.

Per concludere, il desiderio e la richiesta di aiuto è quella di aiutarci a diffondere ciò che Mauro conosceva bene: la purezza della cultura degli Indios, caratterizzata da un equilibrio e un contatto con la natura totalmente differente dalla cultura materialista e consumistica occidentale. Perché solo diffondendo il messaggio possiamo compiere un vero passo evolutivo. Come ha scritto lo stesso Mauro: “Non cambierà un accidente fino a quando non cambierà la coscienza interiore di tutta l’umanità.