Perseguitato perchè vivo nel bosco

Fabrizio Sulli Ambiente & Ecologia

The story

PERSEGUITATO PERCHE’ VIVO NEL BOSCO - APPELLO PER UN RITORNO CONSAPEVOLE ALLA NATURA.

 

Mi chiamo Fabrizio ed ho deciso di vivere ricercando l’autosufficienza nel parco, ricreare una comunità diffusa e compiere libere azioni per la difesa e tutela della natura. Per questo stanno cercando ogni pretesto per rendermi impossibile vivere qui. Chiedo supporto a chiunque abbia voglia di ascoltare il mio caso, che riguarda indirettamente tutte e tutti voi, ed è solo uno dei tanti esempi di come il potere voglia reprimere ogni forma di pensiero, azione o disobbedienza civile che porti attenzione a problemi ecologici, sociali, e di accesso alla casa e alla terra.

 

Oltre a chiedervi di firmare questa petizione, vi chiedo, per mandare un segnale, di mandare mail al parco del gran sasso e monti della laga, ed al comune di Castelli, schierati contro in questi procedimenti. Perché il cambiamento che desideriamo vedere, parte da ogni nostra singola scelta ed azione. Le mail sono

gransassolagapark@pec.it ;

comune.castelli@pec.it

 

LEGGETE PER APPROFONDIRE, FIRMATE E CHIEDETEMI COME STO, ESISTO FINCHE’ RESISTO.

Mi chiamo Fabrizio Sulli, ho 34 anni e da undici mi sono trasferito da Pescara, dove sono nato, in una casa isolata presso la Contrada Rava in Comune di Castelli (TE) in Abruzzo, nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il luogo è raggiungibile solo a piedi tramite sentiero: per preservarne lo stato e in rispetto di quello che la natura è riuscita a riguadagnare nel tempo, non ho voluto aprire nuove o vecchie strade, né asfaltate né sterrate, nonostante mi fosse stato suggerito da persone al comune e dai cittadini. Perché il mio intento non è quello di speculare, né quello di riurbanizzare nuovamente la zona ma di preservare le dinamiche naturali, di assecondare la rinaturalizzazione dei luoghi e di vivere in contatto con la natura in maniera profonda e coscienziosa.

 

Sin da bambino, il mio sogno è vivere in contatto con il bosco, praticare l’agricoltura di sussistenza ed accogliere tutti gli esseri viventi, gestendo l'impronta ecologica umana sull'ambiente per non alterare gli ormai già fragili equilibri della natura. Proprio per questo ho scelto di vivere in montagna, che rappresenta uno degli ultimi luoghi dove poter cercare quanto necessario alla realizzazione del mio desiderio. Questo è importante per me più di badare a mettere soldi da parte. Difatti, molto del mio tempo lo passo a coltivarmi il cibo a chilometro zero, costruire batbox, casette per uccelli e pozze per gli anfibi, eliminare trappole dei bracconieri e scoraggiare i tagliaboschi o tutti coloro che vorrebbero danneggiare l'ambiente. Conscio del valore e dell’importanza del legno morto per gli ecosistemi, non raccolgo neanche le piante secche per la legna ove possano esservi le condizioni per lo sviluppo di insetti, o funghi, e lascio il più possibile inalterato il sottobosco.

 

Per sostentarmi, ho svolto e svolgo tuttora diversi lavori, di carattere occasionale, senza entrate fisse:

 

giardinaggio - spostandomi nelle città limitrofe;

 

operaio agricolo - spostandomi tra le campagne circostanti per la potatura di uliveti e frutteti;

 

pastorizia, gestendo dei capi di un’azienda locale, e ho accolto attorno casa un piccolo gregge di capre, regolarmente registrate, assieme a cani e gatti recuperati dall’abbandono.

 

Attualmente sono anche guida AIGAE, ed accompagno le persone in escursioni didattiche e naturalistiche tra i monti abruzzesi.

 

Si potrebbe pensare che, per chi come me compie simili scelte consapevoli, i problemi da affrontare siano legati all’isolamento, al prodursi il cibo, al lavoro precario, alla mancanza di comfort, alla fatica, alle stagioni avverse o alla fauna selvatica; invece, la vera difficoltà è legata alla burocrazia e a chi frequenta la montagna (persone del luogo e non) che non accoglie e rispetta i forestieri come me e li vede come una minaccia.

 

Riguardo la burocrazia, le norme ed i controlli non riescono a rappresentare un vero deterrente per tutti i comportamenti non etici verso l’ambiente, e il vincolo della legalità non fa distinzione tra azioni oggettivamente vantaggiose e rispettose, e la controparte dannosa. Il risultato è che il filtro è prettamente economico, e chi vuole vivere senza fare mercimonio di quel che ha attorno si trova ad avere lacci e vincoli insormontabili e spese accessorie che scoraggiano, se non proprio fanno fallire, molti progetti in partenza. Tali vincoli invece sono facilmente sorpassati da ditte, imprenditori ed ogni sorta di speculatori o approfittatori che possono venire da ogni parte del mondo, creando od acuendo il conflitto tra i locali e le aree protette. Questo discriminare chi non possa avere soldi da investire in impresa e in lavori d’appalto non può che generare frustrazione e disuguaglianza.

 

Ne sono esempio tutti i progetti di impianti sciistici, alberghi, strade, villaggi turistici, tagli boschivi, tranquillamente approvati anche dentro i parchi, purchè portino soldi, lavoro e turismo, nonché lo spaventoso consumo di suolo in Italia, che avanza al ritmo di 2mq al secondo stando all’ultimo rapporto ISPRA, con la perdita irrimediabile di suoli fertili, cementificati. Negli stessi parchi dove i contadini sono vessati con ogni pretesto, si approvano nuove urbanizzazioni, che rubano loro la terra o la rubano alla natura e per magia queste opere finiscono in un modo o in un altro per risultare eco compatibili, passando l’esame di impatti ambientali, di parchi, regioni, comuni, ecc.! Ad esempio i nuovi impianti e collegamenti approvati nel parco regionale Sirente Velino, nel parco della Majella, in quello del Matese, per non parlare dell’invasione incontrollata di mezzi motorizzati che si perpetua ogni estate sull’altopiano di Campo Imperatore, anch’esso nel Parco Gran Sasso Laga, per citarne alcuni. O i tagli boschivi a ceduo selvaggio, che continuano a perpetuarsi a livello nazionale in barba a decenni di studi di selvicoltura naturalistica. (1)

Si può anche constatare che azioni a vantaggio di flora e fauna siano oramai consentite solo dopo progetti e cospicui finanziamenti in denaro a una casta scientifico-universitaria e militare, ma più per giustificare l’esistenza ed il lavoro di un apparato burocratico che per apportare vantaggi all’ambiente.

Se ne deduce che il dualismo “parchi ed aree esterne” non aiuti affatto la creazione di una coscienza etica ed ecologica, in quanto rinchiudere flora e fauna sotto una campana di vetro in alcuni luoghi, consentendo la distruzione tutto attorno, allontana sempre più dalla creazione di un nuovo rapporto tra uomo e natura basato su valori quali decrescita, solidarietà, consapevolezza, educazione ambientale, e rispetto del pianeta e del prossimo ovunque, indipendentemente dai confini tracciati su una carta.

 

In una crescente sensibilizzazione planetaria alla crisi ecologica e climatica, ogni azione oggettivamente vantaggiosa per la Terra deve essere libera, senza delegare e senza tenere al palo migliaia di persone realmente desiderose di nuove scelte ed azioni, ponendosi quindi da custodi di Gaia. Un’azione vantaggiosa per l’ambiente non può essere ritenuta una minaccia solo perché evade l’iter che avrebbe portato soggetti terzi a lucrare sopra l’essenziale.

 

In questa visione, chi detiene conoscenza e potere, anziché porsi da controllore, dovrebbe porsi da coordinatore, condividendo il sapere ed aiutando lo svolgersi di nuove pratiche sostenibili e scelte di vita ecologiche.

 

A questi problemi finora elencati, si aggiungono i crescenti prezzi di case e terreni, a tagliare fuori intere fasce sociali dal rinnovamento generazionale, nonché le disposizioni e normative sulla metratura per l’abitabilità, che rendono di fatto impossibile, per singoli e famiglie, prendere la residenza nei fabbricati storici rurali senza apportarvi esose modifiche. La scelta di vita che ho fatto è stata quindi dettata non solo da ideologie di ecologia profonda, ma anche da condizioni sociali, come le questioni di accesso alla casa, alla terra ed alla sopravvivenza. Occorre trovare un equilibrio, che affronti la questione del recupero delle zone non urbanizzate sia in chiave ecologica, che in chiave di uguaglianza sociale.

 

Esiste poi chi fugge dalle città solo per cercare le comodità della città anche in montagna, o il mal costume dei locali che vogliono resistere nei paesetti, odiando la città, ma che finiscono per volere trasformare quei paesetti come le città. Guai a mettersi in mezzo tra queste persone ed i loro amici nelle istituzioni. Si rischia da un lato la rappresaglia materiale da parte degli uni e degli altri: aggressioni, minacce, avvelenamento o furto dei propri animali, distruzione delle proprie piante o danneggiamento dei propri beni, fino alla rappresaglia istituzionale, rendendoti la vita impossibile, in ogni caso.

 

Vi scrivo non per dover giustificare le mie azioni, perché non sono mai stato contrario all’area protetta in cui vivo, né contro la tutela di paesaggio, flora e fauna, cosa che diviene evidente conoscendomi di persona; non solo leggendo le mie parole ed i miei intenti, ma vedendo ciò che compio. Vi scrivo per mettervi a conoscenza dei veri problemi della montagna e dei territori cosiddetti marginali. Per mettervi al corrente del mio grido disperato di aiuto.  Perché queste problematiche, spesso ignorate a livello nazionale, meritano ascolto e prese di posizione ben precise. Se ho scelto di vivere dentro un Parco Nazionale, è proprio perché credo nella natura vera ed in una vita libero di scegliere. Sogno di vivere qui in pace, magari con una famiglia, con uno stile di vita diverso, integrato nella natura, praticando agricoltura naturale, biodinamica e permacultura, trovare un equilibrio con le risorse che il territorio offre, prendendo solo lo stretto indispensabile. E mi piacerebbe condividere questo con chi volesse venire a trovarmi, con il giusto spirito.

 

Qui di seguito, descrivo brevemente ciò che mi è stato contestato, tra illeciti e reati, fatti per sussistenza o per aiutare la fauna locale gratis, senza fondi.

 

1- Uso dell'acqua della sorgente.

 

Questa casa, come i ruderi circostanti, non sono mai stati serviti da acquedotto: la necessità di poter bere, lavarmi, dissetare gli animali e innaffiare l'orto mi ha indotto a portare con un tubo un po’ di acqua da una sorgente locale, vicino casa, così come si è sempre fatto nel passato da tutti gli abitanti locali che vivevano qui raggiungendo le proprie case solo tramite sentieri e mulattiere. Ho rinunciato all’idea di un allaccio alla rete comunale non solo perché difficle e dispendioso da ottenere, ma soprattutto per evitare l’impatto che avrebbe provocato il fare lo scavo con ruspe per i tubi che dovevano passare nel bosco. Del resto, rinunciare ad un bene primario come l’acqua è impossibile. E se lo si potesse fare con meno impatto sarebbe meglio. Voglio che mi sia garantita l’acqua, anche pagando una quota media annuale come se avessi una famiglia, purchè si eviti l’apertura di tracce, scavi e taglio di alberi.

 

2 - Laghetti per anfibi.

 

Ho realizzato tre piccole pozze per anfibi, che sono specie minacciate e tutelate da ogni legge e direttiva internazionale, e per beneficiare anche il resto della fauna selvatica locale. In queste pozze si sono già riprodotti con successo rospi, rane appenniniche, tritoni e salamandrina perspicillata. Due pozze sono state realizzate lungo una linea sorgentizia nei pressi di vecchi canali già esistenti, che ho sistemato, ripristinandone la funzionalità idrogeologica. La terza pozza è stata realizzata con un telo che raccoglie solo dell’acqua piovana, e da un filo dell’acqua della sorgente che arriva a casa, solo nel periodo invernale. Un filo che lascio sempre scorrere libero solo in inverno, per evitare che il tubo ghiacci.

 

3 - Rimessa attrezzi e fienile.

 

Ho recuperato una vecchia struttura in rovina attaccata a casa per farne una tettoia in legno. Qui un tempo sorgeva un fabbricato in muratura dove venivano tenute le pecore in basso, mentre in altro vi era un fienile. Il tutto era crollato prima del mio trasferimento, nei primi anni 2000. Le rovine, cioè quel che restava delle mura e l'inserimento dei travetti del tetto, erano visibili anche dalle foto aeree sul geoportale nazionale del Ministero dell'Ambiente. Ho avuto l'urgenza di realizzarla nel 2014, a piccole tappe, viste le scarse risorse di cui dispongo. Ho dovuto realizzare questo riparo urgente per la necessità di trasferirvi le mie capre, in seguito alla revoca di un comodato verbale riguardante un rudere adiacente dove prima le ospitavo. Non avevo alternative poiché nei due vani che potevano essere adatti sotto casa, non avrei avuto lo spazio necessario per immagazzinarvi i materiali e gli strumenti agricoli vitali per la mia sussistenza. Non vi è stato alcun aumento di volumetria rispetto ai vani originari del fabbricato, ma solo il ripristino di una parte preesistente.

 

4- Possesso di arco e machete e "minaccia" a pubblico ufficiale.

 

Mi hanno contestato a seguito di un mandato di perquisizione, l’introduzione di armi in area protetta, per il possesso di:

• 2 machete che sono invero dei meri strumenti agricoli che uso per pezzare la legna, e che mi sono stati posti sotto sequestro. Ho ovviamente anche altri attrezzi come roncole, motosega, asce, coltelli da cucina, nonché altri vari semplici ed indispensabili attrezzi agricoli, necessari per la mia sopravvivenza. Ma a nulla sono valse le mie spiegazioni. Non sono stato ascoltato.

• 1 arco e 5 frecce, che erano stati portati pochi giorni prima da una ragazza che ospitavo in quel periodo. Oggetti che erano di sua proprietà e disponibilità, e che dovevano essere messi in vendita dalla stessa ragazza. Abbiamo avuto soltanto un giorno, per poterli usare una volta soltanto, per divertirci tra noi tirando su una sagoma disegnata su di un vecchio materasso, ove abbiamo provato a scoccarci delle frecce.

 

La minaccia che hanno voluto per forza interpretare gli agenti del Corpo Forestale dello Stato durante la perquisizione, è stata eccessivemente strumentale. La sagoma infatti riproduceva un uomo con delle corna, con un fumetto “buongiorno cagacazzi”, disegnata per scherzo tra noi, sul materasso. Non si capisce infatti come quegli Agenti abbiano voluto vederne uno scherno ed una minaccia nei loro riguardi, non potendo neanche immaginare preventivamente la loro poco cortese visita. Per questa loro erronea interpretazione, sono stato bombardato di telefonate alle quali gli stessi non han voluto sentire le mie ragioni, mettendomi in seria difficoltà e facendomi severe pressioni psicologiche, mentre ero al lavoro in un giardino a Pescara, distante 80km. Questo modo di fare esagerato, assieme al comportamento che trovavo eccessivo, unito alla situazione difficile nella quale mi trovavo mi ha portato purtroppo ad una reazione verbale telefonica che con il senno di poi avrei potuto risparmiarmi, perché non è del mio carattere, non era nelle mie intenzioni essendo poi stata controproducente in quanto è stata strumentalizzata, ed utilizzata contro di me da parte degli agenti che mi avevano provocato.

 

5- il cinghialetto femmina.

 

Avevo trovato un cinghialetto femmina di pochi giorni, agonizzante su ciglio della strada, dentro una cunetta alle porte del paese. Lo avevo raccolto per salvarlo, rifocillandolo come potevo: con del latte e del mangime che conservavo in casa. L’indomani si mostrava abbastanza ripreso e nella mia più alta soddisfazione mi ero allora persino attivato, chiedendo alla veterinaria Francesca Di Bartolomeo (che lavora presso un centro recupero fauna selvatica a Pescara) come fare per consegnare il cinghialetto presso una struttura adeguata. Durante la perquisizione, nonostante esponessi la realtà dei fatti, gli agenti non han voluto sentire alcuna ragione. Mi veniva anzi contestato anche il reato di cattura e detenzione di fauna selvatica, alla pari dei peggiori bracconieri. E questo mi ha davvero ferito nel mio intimo, visto che per dieci anni mi sono battuto con varie segnalazioni e con controlli personali in zona, proprio contro il bracconaggio perpetrato comunemente dai locali. E le istituzioni del posto ne sono pienamente al corrente viste le mie segnalazioni, e le mie comunicazioni al riguardo che pubblicavo nei social network, riguardo questo fenomeno.

 

 

CONCLUSIONI E COSA CHIEDO.

 

Chiedo l’apertura di una fase di confronto costruttivo per tutti, perché ritengo queste questioni di rilevanza ed importanza nazionale, meritevoli di una lotta e di un’unione tra tutti coloro che hanno fatto le medesime scelte.

 

Spero che da tutto questo possa scaturire un nuovo inizio, atto a favorire un incontro virtuoso per portare una maggiore consapevolezza ambientale, e una maggiore visibilità positiva al parco, alle altre istituzioni e per la comunità locale, creando un ponte con base il vivere ecologico e l’uguaglianza sociale. Voglio poter restare a vivere qui e non essere costretto ad andarmene per la guerra che mi è fatta, non voglio neanche indebitarmi o perdere la possibilità di lavorare come guida, cosa che accadrebbe in caso di condanna, lasciandomi senza l’unico lavoro che ho.

 

Voglio essere considerato e riconosciuto in base alla recente dichiarazione Onu sui diritti dei contadini (2), come per tutte le persone che in Italia hanno fatto le medesime scelte di sussistenza in aree montane e rurali. Promuovendo la correttezza civica ed ambientale contro i soprusi o gli usi scorretti delle risorse naturali.

 

Quello che ho a cuore è far conoscere le possibilità di ripopolamento in chiave ecologica e sostenibile dei luoghi marginali abbandonati, favorendo la creazione consapevole ed auto-organizzata di villaggi ecologici ove convivere con la natura e non sfruttarla. Le aree protette in particolar modo dovrebbero creare ponti affinché gli uomini con questi intenti possano abitare consapevolmente le zone spopolate, senza essere soverchiati da mafiette locali o da chi vuole imporre un prezzo alla semplice esistenza. Sogno la creazione di presidi che siano da esempio di transizione, in un’epoca in cui si parla molto di sostenibilità, ma si ignorano volutamente tutte quelle iniziative di agricoltura su piccola scala e/o di piccolo allevamento che non portano rendita economica, ma sussistenza, scambio di prodotti e lavori, e baratto. Credo che proporre progetti davvero orizzontali, solidali e basati sulla cooperazione e sulla condivisione, tra le poche persone qualificate che un territorio che deve restare scarsamente abitato possa sostenere, basato sulla condivisione e sul consenso, possa aprire le porte ad un cambiamento, favorendo l'integrazione dell'uomo nel contesto naturale, dando una concreta risposta anche a una serie di problemi sociali.

 

Tutte queste tematiche, hanno ancora più urgenza di essere comprese ed affrontate, anche alla luce della crisi ambientale globale e dell’epidemia di Covid19, che stanno spingendo sempre più persone ad adottare e ricercare stili di vita più naturali e a trasferirsi fuori città. Affrontare tutto questo con saggezza vorrebbe dire aumentare l’integrazione, ridurre le discriminazioni, e favorire la reale coesistenza con la natura. Essa andrebbe fatta seguendo un preciso piano che da una parte avvantaggi, anche con deroghe per zone non antropizzate, solo chi realmente vuole viverci nello stato in cui sono, senza alterazioni. E dall’altra, blocchi ogni intervento speculativo. Perché, paradossalmente, pur nelle zone rinaturalizzate, allo stato attuale, se si volesse fare tutto a norma, bisognerebbe apportare dei danni ambientali. Mentre, il recupero con tecniche naturali ed uso delle risorse locali, eviterebbe tutto questo, consentendo l’accesso solo a persone sensibili e consapevoli.

 

La creazione di villaggi ecologici diffusi realizzati sotto questa ottica, deve prevedere il più basso impatto ambientale ed essere improntata alla maggiore autonomia possibile, come se ogni casa fosse un rifugio montano indipendente:

- non realizzare nuovi accessi stradali, consentendo quindi il recupero ed il trasporto di materiali solo tramite gli accessi esistenti, quali sentieri, sterrate, mulattiere, percorribili a piedi oppure con animali da soma. Già solo questo aspetto, creerebbe una strettissima selezione, scongiurando ogni rischio di assalto turistico di massa o da ogni speculatore, potendo così selezionare a monte le persone che scelgano davvero questo stile di vita e che siano disposte a vivere secondo natura rifuggendo la logica degli ambienti urbani.

- uso dell’acqua di sorgenti locali, riciclo e riuso delle acque reflue e recupero di acqua piovana. Uso di sistemi come la fitodepurazione, le compost toilet, gli shit-pit,per lo smaltimento dei reflui fognari, evitando così allacci e scavi impattanti.

- consentire autocostruzioni in bioedilizia, che rispettino le originarie volumetrie dei fabbricati crollati. Preferendo di occupare meno superficie del passato. Oppure la posa di strutture mobili come yurte, tende, capanne o tepee, che non intacchino minimamente il suolo sottostante.

- Il recupero abitativo dovrà esser fatto solo con criteri di ecologia profonda. Favorire metodi di agricoltura rigenerativa del suolo, e piccolo allevamento di sussistenza, con il numero di animali consentiti valutato in base alle risorse ed estensione del territorio, per non creare troppo impatto. Lo stesso dicasi per il numero di abitanti. Riabitare la valle dove vivo con 150 persone causerebbe un collasso ecologico. Consentirne al massimo 15, in alcuni ruderi distanti tra loro, invece ,creerebbe un vero presidio al territorio.

- Promuovere il solo uso di prodotti naturali biologici e fatti in casa, per l’igiene. Come l’uso di saponi naturali, cenere ed argilla, per lavarsi, in modo da avere il minore impatto e non dover gestire scarti ed acque reflue.

- Aprire le porte anche ad un turismo lento, consapevole, di nicchia. Con una piccola ospitalità familiare in questi neo contesti rurali recuperati, così a contribuire positivamente verso il problema sociale del degrado delle aree interne e montane d’Italia, fornendo una possibilità aggiuntiva economica di sussitenza per chi sceglie di cambiare vita.

 

Perché ciò accada, occorre che la burocrazia sia meno stringente, che le istituzioni finiscano di discriminare in figli e figliastri, dando una risposta a nuove esigenze e movimenti.

 

Certamente gli usi ed i diritti ed obblighi devono essere normati, ma serve abbattere il filtro economico che aggiunge oltre alle spese di sopravvivenza, ulteriori spese umane non affrontabili da tutti. Per il recupero delle zone non urbanizzate, servirebbero quindi deroghe ad hoc, applicabili solamente in quei contesti, e che favoriscano solo le persone che vogliono realmente viverci con poche risorse ma secondo una progettualità ed ideologia di valori ecologici e sociali ben precisa. Creando un circolo virtuoso con ricadute benefiche sia su chi è meno abbiente, che sulle comunità locali e sulla pubblicità dell’area protetta stessa, che potrebbero vantarsi di consentire questi progetti pilota esclusivi e di integrazione uomo-natura, all’interno del proprio territorio.

Ringrazio tutti coloro che vorranno unirsi a questa causa.

Per concludere, vi lascio dei link per conoscermi meglio, più altri relativi ai numeri tra parentesi indicati nel testo precedente.

 

https://www.youtube.com/watch?v=0IzrAJkpFdI

 

https://www.youtube.com/watch?v=XzHHnPDcJzM&t=198s

 

https://www.youtube.com/watch?v=gTZ0lPTNLnI

 

https://www.youtube.com/watch?v=A0vssvN0MkY

 

Qui le vicende nello specifico invece ;)

 

STAGNI PER ANFIBI

 

https://www.youtube.com/watch?v=1KEFMBVy0_E

 

UDIENZA 6 APRILE (rimandata) - arco frecce cinghiale minaccia

 

https://www.youtube.com/watch?v=NoD2AsoWsLQ

 

AUTOCOSTRUZIONE

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=cPZ18Hx36Oc&t=1s

 

ACCESSO ALL'ACQUA

 

https://www.facebook.com/100006241427677/videos/2526363030915053/

 

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=2440854469465910&id=100006241427677

 

1. https://www.snpambiente.it/2020/07/22/consumo-di-suolo-2020-persi-altri-57-km2-di-territorio-nazionale-al-ritmo-confermato-di-2-m2-al-secondo/

 

http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2020/07/impianti-da-sci-per-128-milioni-nel-parco-del-sirente-velino-ricorso-al-tar-di-5-associazioni/

 

https://news-town.it/cronaca/27665-nuovi-impianti-sciistici-parco-della-majella,-le-associazioni-ambientaliste-possibili-forti-criticit%C3%A0.html

 

https://www.scimarche.it/campitello-matese-nuove-piste-impianti-contratto-di-sviluppo-rilancio-turismo/

 

https://www.primonumero.it/2020/02/case-hotel-e-clinica-investitore-estero-propone-maxi-investimento-da-3-miliardi-sulla-costa/1530598427/

 

2.

https://www.croceviaterra.it/wp/wp-content/uploads/2018/10/diritti-contadini-nazioni-unite-1.pdf