ELETTROSHOCK: UN METODO LEGATO ALLE CATTIVE PRATICHE DEL PASSATO
Molte persone ritengono che l’elettroshock (terapia elettroconvulsivante) non sià più una terapia praticata al giorno d’oggi. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che la sola idea di elettroshock è talmente aborrita, da impedirci di credere che se ne faccia ancora uso. Purtroppo, non è così[1].
L’uso “terapeutico” dell’elettricità denota la persistenza di un approccio “manicomiale” che credevamo superato, e che considera la malattia mentale come una sorta di “guasto” del cervello, da riparare con scariche elettriche. Si tratta, come documentato di seguito, di una pratica la cui efficacia rimane dubbia e i cui effetti collaterali dannosi, invece, sono certi.
La legge “Basaglia” e le autorità internazionali ci chiedono di abbandonare l’approccio biomedicale e implementare un modello di salute mentale attento ai temi sociali, rispettoso della persona e allineato con i diritti umani:
“È necessario un cambiamento fondamentale nel campo della salute mentale. Lo stigma, la discriminazione e altre violazioni dei diritti umani continuano nei contesti di salute mentale. Si fa eccessivo affidamento sugli approcci biomedici alle opzioni terapeutiche, ai servizi ospedalieri e alle cure, e si presta poca attenzione ai determinanti sociali e agli interventi basati sulla comunità e centrati sulla persona. La legislazione può contribuire a garantire che i diritti umani siano alla base di tutte le azioni nel campo della salute mentale.” "Salute mentale, diritti umani e legislazione. Orientamento e pratica". Linee guida pubblicate il 9 ottobre 2023 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
La politica deve prenderne atto e adoperarsi per eliminare questa pratica. Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, organizzazione di volontariato a vigilanza e difesa dei diritti umani nel campo della salute mentale, promuove questa petizione con l’obiettivo di bandire la TEC (Terapia Elettroconvulsivante – eufemismo edulcorato con cui è stato ribattezzato l’elettroshock) nell’intero territorio nazionale.
BREVE STORIA DELL’ELETTROSHOCK
Negli anni ‘30 lo psichiatra Ugo Cerletti, Direttore del Dipartimento delle Malattie Mentali e Neurologiche dell’Università di Roma, dopo aver osservato in un macello romano come i maiali venissero tramortiti con shock elettrico per renderli più docili prima di ucciderli, cominciò a fare esperimenti relativi all’elettroshock sui cani, mettendo un elettrodo sul muso e un altro nell’ano dei malcapitati poveri animali. Metà dei cani sottoposti a questa procedura morì per arresto cardiaco.[2]
Negli esseri umani, per un certo periodo, la procedura fu somministrata senza anestetici, e produceva nei pazienti convulsioni così violente da causare fratture ossee e perdita di denti. La più famosa rappresentazione cinematografica dell’elettroshock si ebbe nel film “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, che nel 1975 vinse numerosi premi Oscar. La scena di elettroshock senza anestesia dato a R.P. McMurphy, il personaggio interpretato da Jack Nicholson, rimane ancora nella memoria di molti.
Forse non è una coincidenza se, dopo quel film, nella letteratura psichiatrica il termine elettroshock fu edulcorato e divenne “terapia elettroconvulsivante” (TEC).
L’ELETTROSHOCK OGGI
Oggi la procedura viene somministrata sotto anestesia generale e previa iniezione di un farmaco miorilassante (che rilassa i muscoli). Secondo alcuni psichiatri, questa nuova TEC sarebbe più sicura, ma non è vero. Il voltaggio usato oggi è addirittura più alto di quello che si usava senza anestetico [3], quando le convulsioni erano così violente da causare frequenti fratture ossee.
L’uso di anestetico e miorilassante dà solo un’apparenza di maggior tolleranza di questo trattamento da parte dei pazienti, ma in realtà aggiungono alle controindicazioni proprie della TEC anche quelle dei farmaci: il miorilassante più usato è la succinilcolina,[4] i cui effetti collaterali includono arresto cardiaco, paralisi prolungata dei muscoli respiratori e reazioni allergiche potenzialmente pericolose o letali. [5]
Un anestetico e un rilassante muscolare in che modo potrebbero attenuare eventuali danni cerebrali? I danni celebrali resterebbero i medesimi. Diversa è solo la percezione del dolore momentaneo e non vi è più il rischio di trovarsi con le ossa spezzate o i denti rotti. Quello che succede al cervello è determinato solo dallo shock elettrico che il cervello stesso subisce nell’ambito della TEC,
Nella circolare n° DPV.4/SM-F3/9 del 19 febbraio 1999 del Ministero della Sanità in materia di terapia elettroconvulsivante si legge:
“Al di là delle modificazioni procedurali con le quali oggi può essere effettuata, si deve ribadire che, nonostante la grande quantità di ricerche condotte negli ultimi decenni, non è stato ancora chiarito in maniera precisa il meccanismo d’azione della TEC” [10].
Tradotto: “nemmeno gli psichiatri possono spiegare in modo convincente perché l’elettroshock dovrebbe funzionare”.
EFFETTI COLLATERALI DELL’ELETTROSHOCK A LUNGO TERMINE
Perdita di memoria autobiografica: Uno studio pubblicato il 13 maggio 2025 ha identificato significativi problemi di memoria autobiografica (In parole semplici, è la memoria che ci consente di ricordare chi siamo e da dove veniamo, attraverso il ricordo di eventi significativi della nostra vita.) Memoria che non viene recuperata nel follow-up (monitoraggio) a lungo termine.[6]
Perdita del senso di sé: in un importante studio del 2024 viene segnalata una perdita profonda dell'identità personale. Come spiegato da una partecipante a uno studio: "I ricordi che creano la nostra realtà [...] se smetti di ricordare le connessioni che hai con le persone e i luoghi e le cose che hai fatto, dov'è il tuo senso di sé?"[7]
Perdita di connessioni sociali: Ci sono pazienti che sperimentano isolamento sociale, con reazioni negative quando rivelano di aver ricevuto TEC[7].
Riduzione del volume di materia grigia: Uno studio del 2023 ha trovato una diminuzione del volume di materia grigia 6 mesi dopo il trattamento con TEC, senza regioni di aumento del volume[8], come quella che si osserva in alcune forme di demenza.
Sintomi neurologici ritardati: uno studio svolto su persone che hanno ricevuto importanti scosse elettriche, ha dimostrato che queste possono avere conseguenze neurologiche, con potenziali sintomi neurologici ritardati fino a 5 anni. Questi includono: epilessia, emicranie, vertigini, perdita di sensibilità, neuropatie, debolezza muscolare[9]
“I pazienti che ricevono TEC manifesteranno danni cerebrali permanenti e cumulativi, che progrediscono nel tempo e risultare in encefalopatie e degenerazione cerebrale…”[10] Prof. Bennet Omalu, Professore di Patologia Clinica e Neuropatologia alla Facoltà di Medicina dell’Università di Los Angeles.
SOSTIENI LA PETIZIONE PER LA MESSA AL BANDO DELLA TEC (ELETTROSHOCK).
Bibliografia